Bondarte – Il luogo della Bellezza.

La frazione Bonda di Mezzana Mortigliengo appartiene a quella cospicua geografia biellese di luoghi ascosi e di indomito fascino. 600 metri d’altitudine, abbarbicata su un terrazzamento panoramico a tre ordini di insediamenti rurali che guardano la baraggia cossatese dalle pendici meridionali della Valle di Mosso, il minuscolo borgo ha una storia antica e una moderna. Quella antica svela le sue radici nella trasmissione del toponimo dalla conformazione orografica agli abitanti (Bonda deriverebbe da bunda: ansa, avvallamento, depressione) che così recherebbero nel nome la tortuosità del paesaggio. Quei primi residenti si insediarono in abitazioni assai semplici edificate in pietra locale ai primi del ‘700; erano dediti all’agricoltura di sussistenza a base di noci, castagne, mele, e non mancava davanti ai camini il filatoio per la lana. Da questi pochi elementi prese avvio la grande tradizione tessile biellese che all’indomani della prima rivoluzione industriale trovò in valli come questa sia le condizioni idrografiche ideali che un largo afflusso di manodopera intenzionata ad affrancarsi dalla povera economia agro-silvo pastorale. E la storia moderna di Bonda prende dunque avvio dall’abbandono della terra da parte delle sue poche decine di abitanti – lasciando qualche orto per il consumo familiare di stagione – per incamminarsi lungo il sentiero verso il vicino centro di Ponzone, dove erano i vasti opifici tessili che da allora fino agli anni ’80 del ‘900 impiegavano centinaia di operai e marcavano il secolo dell’industria.

Ma è nel 1907 che la storia moderna di Bonda pone un segnavia per una deviazione di senso, per un’altra storia che connota questa piccola borgata di un valore che trascende le sue alterne vicende economiche: l’arte. Vi nasce Celso Tempia, che diverrà valente pittore dal tratto prezioso, vivace, capace di intenzioni descrittive felicemente risolte in volute liriche e mai retoriche. Tempia si afferma come paesaggista a cavallo tra due epoche: quella degli ottocentisti illuminati e quella del Novecento che prepara alle grandi trasformazioni. Nel 1957 dipinse sulla casa del padre a Bonda la “Madonna del Sassoferrato”, primo segno d’autore lasciato sui muri della borgata, e poi, nel 1967, affrescò, con l’intento di preservarne la memoria, la “Madonna del De Bosis”, riproduzione del prezioso dipinto di epoca rinascimentale conservato nel vicino Oratorio di San Rocco, che in quegli anni non era ancora stato restaurato e rischiava di andare perduto. Nel 1973 inaugurò a Bonda il proprio atelier estivo, presto frequentato anche dal gruppo di artisti italo-francese “Frères d’Art” di cui Tempia fu fondatore.

Intanto a Bonda le case si svuotavano, gli operai di un tempo non c’erano più e i loro figli o nipoti invecchiavano o vedevano emigrare i loro cari in pianura, alla ricerca di alternative all’incipiente crisi industriale. Nel 1986 vi giunge l’affermato artista vercellese Gastone Cecconello, a seguito di vari periodi di villeggiatura presso i parenti della moglie che lì risiedevano. Cecconello acquisì due abitazioni oramai cadenti, così come in abbandono erano varie aree della frazione e altre strutture. L’artista aveva appena inaugurato a Maglione, in provincia di Torino, il primo ciclo di affreschi pubblici su case private voluti con la supervisione del regista e autore televisivo Maurizio Corgnati, che di Maglione era residente. L’intento era quello di portare opere d’arte su facciate anonime o trascurate; apporre segnali di cura là dove era negligenza, lanciare messaggi creativi per stimolare la coscienza collettiva. Il gruppo dei “Tectores errantes”, come venne battezzato dal critico Mario Pistono, che Cecconello capitanava – artisti dalle provenienze eterogenee ma accomunati dalla voglia di stare insieme per fare festa e animare le comunità che li ospitavano – principiò a Maglione una serie di interventi che seguitarono fino al 2015 in tutto il Piemonte volti a nobilitare gli spazi del vivere comune con affreschi (seguendo le regole canoniche della tecnica che rendono le pitture durevoli e cromaticamente stabili) e installazioni che restituivano ai residenti una nuova concezione del loro abitare avvicinando all’arte contemporanea comunità che altrimenti ne sarebbero rimaste lontane.

Quale che fu il raccordo tra la “Madonna del Sassoferrato” di Tempia e le prime opere che Cecconello dipinse sulla sua casa di Bonda oramai ristrutturata, il primo esito concreto che ne derivò fu il pronto coinvolgimento dei residenti per rivestire a nuovo la frazione. In capo a pochi anni vennero intrapresi lavori di sistemazione e pulizia; altre case vennero ristrutturate e nuove aree furono pavimentate con criteri e materiali coerenti. In seguito all’impulso dato dall’impetuoso estro creativo di Cecconello, si moltiplicarono le più svariate e libere espressioni artistiche: affreschi, dipinti, sculture, bassorilievi trovarono spazio e cornice in ogni scorcio e cantone. Lo stesso Cecconello, coadiuvato dagli amici pittori (molti dei quali di valore internazionale) e da quei residenti e villeggianti di Bonda che si erano intanto costituiti in associazione su stimolo dell’allora sindaco di Mezzana Ernestino Radice, si occupò continuativamente di tale multiforme fioritura, modellando in quegli angoli della frazione un tempo negletti e infestati dalla vegetazione forme versatili, contorni, figure, mescolando sulle vecchie mura tinte fiammanti e interventi tridimensionali: nacquero così in quei luoghi singolari contrasti, dissonanze, armonie, vivide esplosioni e leggeri sussurri.

La piazzetta centrale della frazione, oggi intitolata a Celso Tempia, una volta riattata, circondata da muri di case tipiche ristrutturate rispettosamente e costellati di affreschi, con la sua forma vagamente a cuore colpì la sensibilità di Angelo Gilardino, insigne musicista amico di Cecconello e titolare delle “Vacanze chitarristiche”, la residenza formativa per chitarristi che aveva luogo nella vicina località Caulera di Trivero. Grazie a Gilardino in piazzetta si esibirono i migliori solisti internazionali di chitarra in memorabili appuntamenti che venivano così a configurarsi come la più importante stagione concertistica di quell’epoca. Il connubio con la musica suggellava definitivamente un nuovo rapporto tra Bonda e i suoi abitanti, e per contaminazione virtuosa anche tra Bonda e il Biellese, manifestando come su base del tutto spontaneistica, senza progettazioni teoriche o eterodirette, senza sovrastrutture politiche o dipendenze economiche, un nuovo modo di vivere e ricostruire comunità era possibile a partire dagli strumenti dell’arte, dall’immediatezza delle relazioni interpersonali, dall’entusiasmo di voler fondare un’oasi della Bellezza tra le colline del Biellese.

Per motivi personali Cecconello lasciò Bonda nel 1992. Da allora l’associazione “Amici della Bonda”, sodalizio di appassionati volontari, si occupa di conservare e di dar risalto al notevole patrimonio figurativo che si può ammirare in questo angolo di Piemonte e si dedica al delicato compito di arricchirlo: ogni anno vengono invitati ulteriori pittori e scultori ad incrementare il numero delle opere esistenti e sono in progetto l’allestimento di mostre d’arte e l’organizzazione di concorsi aperti alla creatività dei giovani artisti. Nel periodo estivo la piazzetta di Bondarte – così è stata battezzata la “nuova” Bonda – ospita manifestazioni musicali, spettacoli teatrali e proiezioni che si armonizzano e al contempo risaltano per contrasto con le pitture affrescate sui muri delle case d’intorno, creando un insieme estremamente originale di suoni e colori. Nel corso degli Anni 2000, grazie al contributo della Provincia di Biella e della Fondazione Cassa di Risparmio di Biella, fu possibile proseguire l’attività di valorizzazione della galleria a cielo aperto mediante la pavimentazione dei percorsi ed il restauro dell’antico lavatoio di frazione, anch’esso impreziosito per l’occasione con opere di noti artisti biellesi e lombardi.

In questo modo gli “Amici della Bonda” – coordinati da Paolo Tempia Bonda, nipote di Celso e figlio di Leo, dunque tre generazioni al servizio della frazione – intendono proseguire l’opera di valorizzazione del paese sgorgata dagli animi dei due artisti iniziatori – anch’essi, se si vuole, armoniosamente contrapposti in fertilità di antitetiche consonanze – affinché l’humus primigenio non cessi di dar vita e nutrimento alle moderne figure e ai colori attuali, al polimorfo connubio, in continua dialettica, dell’antico e del nuovo.

Nel corso dell’ultimo decennio l’attività dell’associazione si è ridotta ai minimi termini: gli ineluttabili limiti anagrafici dei pochi residenti, il deficitario dialogo con le istituzioni e il basso fattore di coinvolgimento dei villeggianti sono i motivi che rischiano di dilavare lo spirito originario di Bondarte relegandola alla già nutrita schiera di quegli “…emblematici casi di understatement” di cui il Biellese è purtroppo costellato. Ciò che occorre ora è dunque un impulso neo-residenziale di qualità che guardi al futuro e partecipi ad una prossima stagione di programmazione artistico-culturale socializzante.